Skip links

La svolta di Antonio (prima parte) – “Quando scatta qualcosa dentro”

Introduzione

Antonio è un dentista. Un uomo preciso, razionale, abituato a lavorare con le mani e con la mente. La sua è sempre stata una vita “funzionante”: una professione solida, un figlio di cui prendersi cura, una routine che sembrava normale. Eppure, dietro quella normalità apparente, si nascondeva una dipendenza silenziosa, vissuta quasi come un’abitudine serale, qualcosa da tenere a bada senza mai affrontarla davvero.

Tutto è cambiato all’improvviso. Non con un evento eclatante, ma con un click interiore. Una consapevolezza inaspettata, arrivata una sera a casa, da solo. Senza clamore, ma con la forza di una valanga.

Oggi Antonio è ancora in cammino. Non si definisce “guarito”, ma qualcosa dentro di lui è cambiato in modo irreversibile. E ha deciso di raccontarlo. Per sé. Per Luca, suo figlio. E per chi, come lui, ha bisogno di riconoscere il momento in cui tutto può – finalmente – ricominciare.

 

Un cambiamento improvviso

“Per me è stato un click. Un giorno mi sono svegliato e ho capito che non poteva continuare così. Non so spiegarlo, ma è successo.”

Antonio non era in cerca di aiuto. Non si considerava un tossicodipendente. Non pensava di avere un problema. La sua era, come la descrive lui, una “dipendenza ricreativa, casalinga, serale”. Mai durante il giorno, mai sul lavoro, mai “da film”. Eppure era lì, ogni sera. Invisibile agli altri, ma sempre presente.

Quello che lo ha colpito non è stato un momento tragico o un ultimatum. È stato uno spostamento interno, un piccolo terremoto emotivo che ha cambiato la sua percezione delle cose.

“Mi sembrava tutto normale. Poi, all’improvviso, ho visto la mia vita con occhi diversi. E non riuscivo più a sopportarla com’era.”

Era un momento giusto, forse. O forse solo un caso. Antonio stesso lo dice: “Il dottor Tanzi mi ha detto che certe cose succedono per fortuna, o perché dentro di te c’è qualcosa che vuole cambiare. Forse è entrambe.”

Da quel momento, ogni giornata ha preso un altro colore. Anche se erano passati solo pochi mesi, Antonio si sentiva diverso. Come se la vecchia versione di sé fosse rimasta indietro e lui avesse cominciato a guardare avanti. Per davvero.

 

Una dipendenza silenziosa

“Era una cosa mia. Serale, casalinga, mai diurna. Ma sempre presente.”

Antonio non ha mai smesso di lavorare. Non ha mai toccato sostanze diverse. Non ha mai “sbragato”, almeno secondo i suoi criteri. Eppure, quella routine notturna, apparentemente innocua, stava erodendo ogni equilibrio nella sua vita.

Era una forma di dipendenza difficile da riconoscere, persino per lui. Perché non aveva l’aspetto di qualcosa di “grave”. Era piuttosto una fuga. Una zona grigia in cui anestetizzarsi senza crollare. E proprio per questo, difficile da mettere in discussione.

In superficie, Antonio sembrava in controllo. Ma sotto, qualcosa si logorava. I rapporti si sfaldavano, le priorità si confondevano, la qualità del tempo con il figlio si svuotava. Una lentezza mentale che si insinuava ovunque: nel lavoro, nella vita sociale, nella percezione di sé.

Col tempo, la sostanza era solo un pezzo del problema. Il resto era un disordine profondo, fatto di accumuli emotivi, cose lasciate in sospeso, evitamenti. Un sistema che si reggeva solo su abitudini vuote e stanchezza cronica.

Il click che ti salva

“Non so cosa sia stato. Ero a casa. Stavo leggendo. E qualcosa è scattato.”

Antonio non riesce a spiegare esattamente quel momento. Ma lo ricorda con chiarezza. Una sera, da solo, senza un fatto specifico, qualcosa dentro di lui si è spostato. Come una molla che si sgancia. Un allineamento improvviso tra stanchezza, consapevolezza e volontà.

“Fino a quel momento pensavo che la terapia non facesse per me. Che fosse una perdita di tempo. Poi, boom. Ho capito che non potevo più andare avanti così.”

Il giorno dopo ne parla con il suo terapeuta, il dottor Tanzi. E riceve una risposta che gli resterà dentro:

“A volte serve solo fortuna. O certe qualità interiori. Ma quando succede, succede davvero.”

Da lì, Antonio inizia a camminare. Non si sente ancora “guarito”, e non vuole esserlo. Ma ha smesso di galleggiare. Ha iniziato a scegliere. E ogni giorno, da quel momento, è stato un passo in più verso una versione più vera e viva di sé.

Psicologo online gratuito

Parliamone insieme

Prova ora il servizio di supporto gratuito messo a disposizione dalla Fondazione per le famiglie di tossicodipendenti

Per chi è in difficoltà: un messaggio di speranza

Se stai attraversando una situazione simile, o se una persona a te vicina sta affondando nel silenzio, sappi che non sei solo. Le dipendenze possono avere mille volti, anche quelli più insospettabili. Ma c’è sempre un momento in cui si può fermare la discesa. Un momento per chiedere aiuto. O per offrirlo.

Alla Fondazione Laura e Alberto Genovese ci impegniamo ogni giorno per accompagnare le famiglie in questi percorsi complessi. Perché non basta smettere. Bisogna anche ricominciare a vivere.

Contattaci. Siamo qui per ascoltarti.