Skip links

Il nostro metodo

Ogni storia è diversa, ogni dipendenza è diversa

Alla Fondazione Laura e Alberto Genovese ascoltiamo le storie di ogni paziente per comprendere a fondo il tipo di dipendenza e la sua eziopatogenesi all’interno dello specifico contesto e del particolare momento della vita del singolo.

Il metodo di lavoro integra diverse tecniche e approcci con l’intento di personalizzare il trattamento adattandolo alle esigenze e alle caratteristiche specifiche del singolo paziente. Questo approccio parte dal presupposto che le persone rispondono in maniera diversa ai trattamenti psicologici in funzione di vari fattori quali la genetica, l’ambiente, lo stile di vita e la gravità dei disturbi dovuti all’uso di sostanze. Personalizzando il trattamento, miriamo a ottimizzare i risultati e massimizzare la possibilità di un reinserimento sociale efficace.

Le terapie di riferimento utilizzate sono tutte validate scientificamente sulla base di trial clinici e peer review. In Fondazione non promettiamo interventi lampo dai risultati miracolosi e non nascondiamo il nostro pensiero critico rispetto a queste promesse, che spesso conducono il paziente e la sua famiglia verso illusorie speranze e inevitabile frustrazione.

In Fondazione articoliamo il lavoro con le persone seguendo questi principi:

  • Ci atteniamo alla definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ormai universalmente riconosciuta da medici e professionisti, per cui il Disturbo da Uso di Sostanze (DUS) è una malattia a tutti gli effetti e la sua diagnosi comporta, tra l’altro, gravi limitazioni della capacità relazionale, lavorativa, affettiva, familiare e sociale.
  • Siamo aperti alla possibilità della presenza concomitante di una diagnosi di Disturbo di Personalità.
  • Ci atteniamo alla definizione di Percorso di Recupero quale processo di cambiamento radicale volto a migliorare la salute e il benessere delle persone con disturbi mentali, permettendo loro una vita degna di essere vissuta, in cui la persona riprende il controllo del proprio sé e riacquista un senso di speranza.
  • Siamo favorevoli a incontri con i familiari e altri significativi all’inizio del percorso (in ambulatorio e/o in comunità) e in tutte le fasi del trattamento. In particolare, auspichiamo che questi incontri avvengano quando un familiare avverte i primi campanelli d’allarme invece di aspettare che si manifesti una crisi.
  • Istituiamo un contratto terapeutico all’inizio di ogni fase del trattamento con responsabilità chiaramente descritte sia per il paziente sia per i curanti. Il contratto terapeutico diventa il perno dell’alleanza trattamentale e ne è il punto di riferimento nel tempo.

Il nostro metodo multidisciplinare e integrato è in larga parte ispirato alla Dialectical Behavioral Therapy di Marsha Linehan

La terapia dialettico comportamentale DBT è stata specificatamente strutturata dalla Linehan per favorire l’acquisizione di nuove capacità, che andranno integrate nel repertorio individuale del paziente durante il percorso terapeutico, per poi essere generalizzate e sviluppate nei diversi contesti di vita. Basata su principi comportamentali e teorie dell’apprendimento, identifica la psicopatologia in una disregolazione emotiva che interagisce con un ambiente invalidante. Un comportamento si rafforza e si ripete con un rinforzo, e cessa con una “punizione” o estinzione.

La terapia si focalizza sull’identificazione degli stimoli che attivano comportamenti disfunzionali (comportamenti bersaglio) e sulla comprensione delle contingenze (interne ed esterne) che li hanno modellati. Un’altra enfasi è posta sulla relazione tra individuo e ambiente, riconoscendone la complessità e la valenza soggettiva. La dialettica è la modalità di pensiero costante per il terapeuta e l’obiettivo per i pazienti (Linehan, 1993).

Il modello DBT prevede un trattamento strutturato con diverse figure professionali e tecniche. L’operatore crea un ambiente validante, mentre il paziente è chiamato ad assumere un ruolo attivo nella risoluzione dei propri problemi, acquisendo nuove strategie e un maggiore senso di autoefficacia.

Attraverso gli strumenti DBT, è possibile riconoscere le condotte disfunzionali, le credenze che le sostengono e i vissuti emotivi associati, riducendo i comportamenti impulsivi. Lo skills training insegna strategie alternative ed efficaci, strutturate in quattro moduli:

  1. Consapevolezza
  2. Regolazione Emotiva
  3. Efficacia Interpersonale
  4. Tolleranza del Disagio

Questi moduli rafforzano aree di vulnerabilità, fornendo nuove abilità che sostituiscono reazioni automatiche.

Le Terapie di Gruppo orientate alla DBT costituiscono il cuore pulsante del nostro approccio. I pazienti possono sperimentare in un ambiente paritetico e validante le loro esperienze con le sostanze e creare le condizioni per un percorso di recupero.

La DBT viene integrata, nei casi specifici che lo richiedono, da altre tecniche:

La Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) ha lo scopo di descrivere e identificare i pensieri e le emozioni al fine di modificare i comportamenti che portano alla dipendenza. Una terapia Cognitivo Comportamentale di tipo tradizionale si rivela più appropriata con pazienti già capaci di una sufficiente regolazione delle emozioni, per cui la componente dialettica introdotta da Linehan non è indispensabile.

La Transference Focused Psychoterapy (TFP) si concentra sull’analisi delle basi psicologiche e relazionali dei disturbi della personalità (Disturbo Borderline e Narcisistico, in primis) che spiegano l’uso di sostanze come meccanismo per affrontare la disregolazione emotiva e relazione disfunzionali.

La Terapia Farmacologica, infine, sostiene la terapia psicologica con interventi farmacologici mirati a contenere il craving (desiderio compulsivo di sostanze) e alleviare la sofferenza da astinenza.