Quando l’amore non basta, ma può fare la differenza
Siamo con te, ma adesso è il tuo momento. Noi ci siamo, ma non possiamo sostituirci a te.
Nel mondo delle dipendenze, l’aiuto delle famiglie è fondamentale. Ma c’è un confine sottile tra aiutare e sostituirsi. Tra sostenere e controllare. Tra amare e annullarsi. È su questa linea che si gioca un equilibrio delicatissimo, spesso invisibile, ma decisivo: quello dell’affettuosa distanza.
Cos’è l’affettuosa distanza?
Ne ha parlato con grande chiarezza Vittorio Tanzi, psicologo, psicoterapeuta e referente di Comunità Terapeutiche con trent’anni di esperienza sul trattamento delle dipendenze:
Non sempre stare vicini è la scelta migliore. A volte serve fare un passo indietro. Non per abbandonare, ma per permettere all’altro di assumersi la propria responsabilità.
Affettuosa distanza significa esserci, ma senza invadere.
Significa amare, ma senza controllare.
Significa mostrare fermezza, ma senza chiudere la porta.
È un gesto d’amore maturo. Non è freddezza. È fiducia. Fiducia che l’altro, pur nel buio, possa trovare la strada. E che per farlo, a volte, abbia bisogno di sentire il vuoto della nostra assenza. Ma anche il calore della nostra presenza silenziosa.
Perché è così difficile?
Per una madre, un padre, un partner, staccarsi è un dolore enorme. Soprattutto quando si ha la sensazione che l’altro stia affondando. La paura è concreta: “Se non ci sono io a tenerlo d’occhio… cosa succederà?”
Questa paura è legittima. Ma può diventare un ostacolo al cambiamento. Perché, paradossalmente, restare troppo vicini può impedire all’altro di percepire le conseguenze reali delle proprie azioni.
“In alcune famiglie — racconta Tanzi — il malato diventa il centro identitario. Tutto ruota intorno a lui. E questo può diventare una trappola per tutti.”
Quando serve davvero questa distanza?
- Quando ogni tentativo di aiuto viene manipolato o respinto.
- Quando l’altro non mostra alcuna intenzione di cambiare, nonostante l’amore ricevuto.
- Quando il proprio benessere fisico e mentale inizia a crollare.
- Quando le dinamiche familiari iniziano a ruotare solo attorno alla malattia.
Come si mette in pratica?
L’affettuosa distanza non è l’indifferenza. È un modo diverso di amare. Più consapevole. Più sano. Ecco alcune frasi che possono aiutare a esprimerla:
“Ti voglio bene, ma così non posso più aiutarti.”
“Io ci sono, ma sei tu che devi scegliere di curarti.”
“Se decidi di farti aiutare, io sarò al tuo fianco. Ma non posso farlo al posto tuo.”
Non sono frasi di rottura. Sono confini sani. E spesso, proprio quei confini diventano la prima vera occasione di cambiamento.
Per concludere
L’affettuosa distanza è uno degli atti d’amore più difficili, ma anche più necessari. È dire: “Ti amo abbastanza da lasciarti andare. Ma anche abbastanza da restare, se tornerai.”
Alla Fondazione Laura e Alberto Genovese, sappiamo quanto sia difficile essere famiglia in questi percorsi. E per questo, siamo qui per voi. Per ascoltarvi. Per orientarvi. Per aiutarvi a trovare il vostro equilibrio tra presenza e distanza.
Hai bisogno di aiuto? Scrivici. Non sei solo.