Le seguenti informazioni sono tratte da: The New England Journal of Medicine; “Carceral Health Care”; Lauren Brinkley-Rubinstein, Ph.D., Justin Berk, M.D., M.P.H., Brie A. Williams, M.D.
Decenni di punizioni severe al grido di “guerra alla droga”. Eppure il problema è più grande che mai. Pensiamo di risolvere tutto arrestando chi fa uso di droghe. Ma se il carcere fosse la soluzione, perché il tasso di recidiva è così alto?
Molte persone credono che la dipendenza sia solo una questione di forza di volontà. Si pensa che chi continua a drogarsi non abbia abbastanza autodisciplina, che basti un periodo di riabilitazione per risolvere tutto.
Ma la scienza è chiara: la dipendenza è una malattia, non un difetto morale.
Non è un’abitudine da spezzare con un po’ di forza di volontà. È una malattia cronica che modifica il cervello, esattamente come il diabete altera la produzione di insulina.
Ecco il punto: non cureremmo mai un diabetico togliendogli l’insulina e dicendogli di “resistere”, giusto? Ma è proprio così che trattiamo la dipendenza.
I numeri parlano chiaro:
- Ci vogliono in media 8 anni e 4-5 tentativi prima che una persona in recupero riesca a raggiungere una remissione stabile.
- Il 50% di chi inizia una terapia farmacologica per la dipendenza la abbandona nei primi 6 mesi, spesso per mancanza di supporto.
- Chi vive in una casa di recupero ha il 52% in più di probabilità di rimanere sobrio rispetto a chi torna nel suo vecchio ambiente.
- I programmi di supporto a lungo termine riducono le ricadute e migliorano la qualità della vita.
- Integrare terapie mediche con il supporto della comunità aumenta le possibilità di successo.
- Punire non funziona, trattare sì.
Cosa succede quando trattiamo la dipendenza come un crimine?
- Le persone escono dal carcere senza aiuti, senza lavoro, senza casa.
- L’accesso al lavoro e allo studio diventa impossibile per chi ha precedenti penali.
- Il rischio di ricaduta e di overdose dopo il carcere è altissimo.
- La società spende miliardi per incarcerare le persone invece di investire in cure che funzionano.
Se continuiamo a credere che basti punire, lasceremo milioni di famiglie a combattere da sole questa battaglia.
Dobbiamo smettere di punire e iniziare a curare.
Ecco cosa funziona davvero:
- Case di recupero – Chi vive in un ambiente sano e sicuro ha più possibilità di riprendersi.
- Recovery Coaching – Le persone in recupero aiutano chi sta iniziando il percorso, offrendo sostegno reale.
- Aiuto Reciproco – Gruppi come Alcolisti Anonimi o SMART Recovery aiutano milioni di persone a restare sobrie.
- Lavoro e reinserimento – Le aziende e le scuole devono offrire programmi di supporto per chi è in recupero.
La soluzione esiste già: dobbiamo solo investirci.
Cosa succede se cambiamo approccio?
- Meno persone incarcerate, più vite salvate.
- Meno soldi sprecati per punire, più risorse investite nella cura.
- Più famiglie riunite, meno bambini cresciuti senza genitori.
Dobbiamo cambiare mentalità. La dipendenza è curabile, ma serve supporto, non punizione.
Se conosci qualcuno che sta lottando con la dipendenza, non lasciarlo solo. Aiutalo a trovare il giusto supporto.
Basta con le vecchie soluzioni che non funzionano. È il momento di trattare la dipendenza per quello che è: una malattia che si può curare.